Bullismo e Dislessia

Il 24 Maggio scorso, presso la Sala Zavattini, in via F.lli Cervi n.70 a Pieve (RE), si è tenuto un interessante incontro su Dislessia e Bullismo, organizzato dall’Associazione Italiana Dislessia – Sezione Reggio Emilia.

Sono intervenuti:

  • Dr. Fulvio Fantozzi (Medico Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni, Esperto in Medicina delle Dipendenza. Vice-presidente Associazione ONLUS Therapon)
  • Dr. Francesco Argento (Psicologo, Psicoterapeuta. Presidente Associazione ONLUS Therapon)
  • Dr.ssa Daniela Beltrami (Psicologa, Psicoterapeuta in formazione. Socia Fondatrice Associazione ONLUS Therapon, Vice-presidente Associazione ioNoi Famiglia).

A seguire un breve riassunto dell’intervento della Dr.ssa Beltrami e del Dr. Argento.

Agli insegnanti e ai genitori: “avete tutto sotto i vostri occhi . Occorre solo la voglia di guardare, di vedere davvero”. E ai ragazzi e alle ragazze che vivono questo inferno: “un abbraccio da un fratello che vi dice: tenete duro, un giorno l’inferno finirà”
(Gramellini, M.)

Il bullismo è un’oppressione psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona (o da un gruppo di persone) più potente nei confronti di un’altra percepita come più debole (Farrington, 1993). E’ caratterizzato da intenzionalità, persistenza nel tempo e relazione asimmetrica. Ne esistono forme dirette (picchiare, prendere a calci/pugni, mordere, appropriarsi degli oggetti altrui; minacciare, insultare, offendere, ecc.) e indirette (esclusione dal gruppo, isolamento, diffusioni di pettegolezzi e calunnie, ecc.).

E’ un fenomeno in costante aumento: circa il 50% dei ragazzi riferisce di aver subito un episodio offensivo, non rispettoso e/o violento nei 12 mesi precedenti; il 19.8% è vittima assidua di una delle tipiche azioni di bullismo; il 9.1% riferisce che gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale (ISTAT 2015).

La vittima è generalmente una persona insicura e ansiosa, la cui bassa autostima si manifesta in modo passivo (timidezza, sensibilità) o attivo (irrequietezza, impulsività, comportamenti che causano tensione ed irritazione negli altri).

Perché la vittima diviene tale? Diverse sono le possibili motivazioni ed è poco utile generalizzare, tuttavia è interessante accostare il concetto di “istinto di sopravvivenza” a queste dinamiche. Sin da piccoli disponiamo di strategie di auto-protezione, derivanti da un istinto di sopravvivenza, che ci permettono di rispondere alle provocazioni. Può accadere che ad un certo punto la nostra abilità di fronteggiare adeguatamente i soprusi venga a mancare: non ci sentiamo abbastanza forti, crediamo che essere provocati e minacciati sia normale, riteniamo di non poter esporre il nostro punto di vista se diverso da quello altrui o siamo convinti di non poter cambiare la situazione in alcun modo (Impotenza Appresa, Seligman and Maier, 1976). Eccoci, perfette potenziali vittime.

Nei soggetti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) l’insuccesso nell’apprendimento può portare a vissuti di sfiducia, calo dell’autostima, convinzione d’essere poco intelligenti o svogliati. Tale disagio può manifestarsi in modo depressivo (comportamento irritato ed evitante) o rabbioso (comportamento disturbante, oppositivo, aggressivo). Questi atteggiamenti contribuiscono a creare un circolo vizioso:

> BASSA AUTOSTIMA > DEPRESSIONE o RABBIA > ISOLAMENTO > BASSA AUTOSTIMA >

Tale funzionamento ricorda quello riguardante il bullismo e le vittime. In effetti, sebbene le ricerche siano ancora lontano da definire la direzione della correlazione, sembra che alcuni ragazzi con DSA siano più a rischio di bullismo proprio a causa della frustrazione dovuta al fallimento cronico (Fuller-Thomson & Hooper, 2014).

E’ scontato aggiungere che prima queste dinamiche vengono individuate, meglio è. Le conseguenze del bullismo sulla vittima, infatti, possono essere molto importanti: dal mal di pancia, i disturbi del sonno, il calo del rendimento scolastico e dell’autostima, sino ad arrivare a vere e proprie psicopatologie, abbandono scolastico e relazioni interpersonali povere e superficiali.

Vi sono alcuni indicatori ai quali prestare attenzione sapendo bene che nessuno di questi, da solo, è in grado di fare diagnosi! Ecco qualche esempio: il ragazzo viene preso di mira, presenta lividi o graffi, è coinvolto in litigi e non ha nessuno che lo difenda; fa frequenti richieste di denaro, dorme male, accusa piccoli malesseri; chiede di essere accompagnato o cerca la compagnia di un adulto durante l’intervallo; partecipa poco alle attività scolastiche, mostra scarsa concentrazione; si siede in disparte, non vuole andare a scuola; si mostra ansioso, angosciato, ha repentini cambi d’umore, ha scarsa autostima; ecc.

Cosa fare? Qualche utile indicazione per genitori ed insegnanti (Field, 2015):

  1. E’ vostra responsabilità acquisire consapevolezza rispetto al problema bullismo (non sempre è una ragazzata; non sempre i ragazzi devono cavarsela da soli, può accadere che non riescano a farlo)
  2. Non minimizzate il problema, ascoltate attivamente in modo da favorire il dialogo (evitate atteggiamenti punitivi o colpevolizzanti; evitate di giudicare: il bambino ha già ricevuto abbastanza giudizi dagli altri e da se stesso)
  3. Valorizzate la comunicazione tra famiglia e scuola
  4. Date spazio al vissuto emotivo di vostro figlio aiutandolo nel riconoscimento e nella gestione degli stati emotivi (“sembra che tu sia arrabbiato, ne vuoi parlare?”)
  5. Comunicate a vostro figlio che chiedere aiuto è un atto di coraggio ed è importante per fermare il comportamento del bullo
  6. Trovate una soluzione insieme (lavorare verso l’autonomia del bambino che non chiede di essere protetto ma di essere aiutato)
  7. Aiutate vostro figlio a migliorare le competenze comunicative e a prendere consapevolezza degli atteggiamenti che possono irritare o infastidire gli altri (questo gli permetterà di vedere la situazione come meno definitiva)
  8. Favorite momenti di socializzazione e promuovete attività extrascolastiche
  9. Confrontatevi con altri genitori
  10. Non avete paura di rivolgervi ad esperti. Sono lì apposta!

Tutte queste indicazioni contribuiscono a potenziare l’autostima del ragazzo, che si compone di due dimensioni: adeguatezza (idoneità ad affrontare situazioni e difficoltà) e auto-efficacia (percezione delle proprie capacità). La prima può essere potenziata lavorando sull’ascolto, sull’attenzione e sul sostegno; la seconda sul rinforzo positivo, sulla crescita continua (il vero limite è credere che esistano limiti), sulla progettualità (quali sono i miei progetti, i miei scopi?) e sulla motivazione.

Si tratta di un tema estremamente importante e complesso, dove il ruolo più importante è in mano a genitori e insegnanti. Proprio per questo motivo, stiamo organizzando incontri e laboratori di crescita in collaborazione con l’Associazione ONLUS Therapon per l’anno 2016/2017. A breve tutte le informazioni.

L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé.

(Bonhoeffer, D.)

Se avete richieste specifiche o domande non esitate a contattarci. Siamo qui per voi.

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